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forum beni comuni firenze

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Eventi in programma

  • 25 gen 2020, 09:30 – 17:00
    Circolo Arci L'Unione - Ponte a Ema, Via Chiantigiana, 177, 50126 Firenze FI, Italia
    un confronto per far nascere una cultura condivisa tra cittadini e istituzioni del "mettere in comune" e fare rete sul territorio, promosso da Forum beni comuni Firenze, Legambiente, Comitato Amici di Mondeggi
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La nostra storia

Il Forum beni comuni della città di Firenze nasce nel 2016 al termine di un processo partecipativo per la realizzazione del progetto Civism finanziato dalla Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana (L.R. 46/2013).  Lo scopo iniziale del progetto era promuovere nuove forme di benessere collettivo attraverso la condivisione tra persone che vivono in situazione di prossimità, considerando queste pratiche fondamentali sia per la ricostruzione del legame sociale e di comunità che di un nuovo rapporto con le istituzioni. Civism si è sviluppato inizialmente nel quartiere di Sant’Ambrogio e nel complesso delle Murate, trovando qui terreno fertile grazie alla presenza di una fitta rete di associazioni che co-gestiscono con il Comune di Firenze lo Sportello Eco Equo. Ben presto il progetto si è aperto a una dimensione cittadina facendo emergere con forza una nuova linea di azione che riguardava il rapporto tra spazi pubblici e partecipazione dei cittadini alla loro cura e gestione o al loro uso spontaneo e conviviale. Il tema viene approfondito attraverso una campagna di “mappatura collettiva” che sfocerà nell'organizzazione del Forum “Spazi pubblici e partecipazione” in cui saranno rappresentate circa 35 realtà cittadine coinvolte in azioni di cura e gestione condivisa di spazi pubblici: Ab-Uso, Cirk Fantastik, Cisdu, Comitato il Meccanotessile è dei cittadini, Cooperativa Le Rose, Coordinamento Salvare San Salvi, Gruppo effetto estate, Gruppo temporaneo Ri-Creazione, La Polveriera Spazio Comune, Ma noi quando si dorme/Angeli del bello, Nonsoloungiardino, O.C.A., Oliveta sociale villa Ruspoli, Orti dipinti, Piazz’Art, Sant’Orsola project, Social street via Tripoli-Le Casine, Spazi Attivi, Vivaio e Orto del Malcantone.

Dalla mappatura e dalle discussioni successive emergono molti fattori che limitano le possibilità di riappropriazione e di uso creativo e innovativo di spazi, tra cui i tagli alla spesa pubblica e le procedure e le regole attraverso le quali la pubblica amministrazione governa questo particolare tipo di bene comune, favorendo abbandono, mercificazione e alienazione ai privati piuttosto che usi collettivi e gestione comunitaria. Contemporaneamente si stavano diffondendo in Italia, soprattutto per iniziativa di Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà), i “Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni”, che promuovono un approccio normativo facilitante l’azione dei cittadini attivi, ispirato al principio costituzionale di sussidiarietà. Una parte del percorso di Civism si è dunque indirizzato verso la riflessione su questi regolamenti e la possibilità di introdurli anche a Firenze aprendo un confronto con l’Amministrazione. Il percorso di Civism si è concluso il 9 Gennaio 2016 con una riflessione sulla sostenibilità delle forme di gestione di beni comuni nell'OST “Firenze città aperta e condivisa” (qui i materiali prodotti dal progetto http://ambientesostenibilita.comune.fi.it/SportelloEcoEquo/SEE/progetti.html).


L’OST si è concluso con la costituzione di un Forum cittadino formato dalle realtà che avevano partecipato al percorso, che hanno continuato a riunirsi anche dopo la conclusione del progetto. Il Forum Civism Beni Comuni ha lavorato quasi un anno per stilare una piattaforma condivisa in 7 punti e ha cercato di costituirsi come spazio di riflessione e come interlocutore dell’Amministrazione comunale e regionale nel percorso di ridefinizione della questione dei beni comuni e delle regole per la loro gestione. tutto questo nella consapevolezza che la difficile convivenza nel Forum di esperienze molto diverse tra loro, alcune in aperto conflitto con le istituzioni e con i sistemi economici dominanti, impegnate in azioni di presidio e custodia di beni della collettività lasciati all'abbandono o in corso di alienazione, altre più dialoganti, impegnate nella gestione condivisa di spazi pubblici, costituisce anche la sua ricchezza.

Le realtà che hanno contribuito alla scrittura della Piattaforma condivisa sono:

Amici del Nidiaci in Oltrarno, AIP2 Toscana, Carmine partecipato, Co-housing Le Torri, Collettivo Pomaio/Legambiente, Comunità delle Piagge, Giardino di San Jacopino, Icchecivahcivole Network, La città bambina, Mondeggi Bene Comune, MHC-Progetto territorio, No Dump, Piuma Onlus, Qualcosa da dire, Ri.Q.Ci., Solidarius Italia, Sportello EcoEquo, Statuto in transizione, Terre di Lastra Bene Comune

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7 punti della piattaforma condivisa del forum

I 7 punti elaborati nel corso di un anno di incontri del Forum Beni Comuni della città di Firenze, sono stati presentati all’incontro pubblico: Beni Comuni: un percorso da fare con la città, Sabato 25 febbraio 2017 ore 15-21, Sala Wanda Pasquini, Piazza Madonna della Neve, Le Murate, Firenze

Home: Di cosa ci occupiamo

1. Presidio e custodia dei beni comuni urbani e rurali

Le esperienze di presidio e custodia di beni comuni sono parte del discorso sull’amministrazione condivisa dei beni comuni. Le richieste di auto-gestione provenienti dalla società civile hanno legittimità storica, politica e normativa: hanno diritto ad essere trattate come legittime. Sul piano delle esigenze di bilancio, i passivi che sono stati originati dalla malagestione di risorse pubbliche vanno addebitati ai responsabili e non possono essere scaricati sulla collettività. I beni comuni non possono essere definiti esclusivamente come «urbani» escludendo il riconoscimento della nuova, profonda e interconnessa relazione città-campagna che si sta esprimendo attraverso molte pratiche sociali: ricerca del cibo sano e locale, reti di produttori consumatori, CSA (community supported agricolture), GAS, filiere corte, autoproduzione e sovranità alimentare, ruolo multifunzionale dell’agricoltura (conservazione del paesaggio, qualità della vita, relax, inserimento sociale etc).

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2. Ruolo abilitante macchina amministrativa

La relazione dei cittadini con la macchina amministrativa che emerge dalla mappatura è complicata, contraddittoria, poco trasparente, non gestibile in termini di tempo e risorse necessarie nell’ambito di attività volontarie. Come cambia la relazione tra cittadini e amministrazione con il principio di sussidiarietà: dal ruolo di controllo della PA al ruolo abilitante. Il patto di collaborazione deve avvenire su un piano paritario, non essere concepito come uno strumento che serve alle amministrazioni per definire compiti da assegnare senza avere ricadute negative; non deve ingabbiare e limitare la creatività sociale ma liberarla, perché è lo strumento per la produzione di valore per il territorio, per la coesione sociale e per lo sviluppo dell'aggregazione solidale. L’obiettivo è creare comunità, relazioni umane ‘funzionanti. Lo sportello unico per i cittadini attivi è uno strumento essenziale per fare questo passaggio: dietro lo sportello ci deve essere una macchina amministrativa che si riorganizza per superare la propria settorialità e autoreferenzialità. Occorrono altri strumenti di supporto: Urban center che favoriscano la partecipazione informata dei cittadini, piattaforme di comunicazione (non centralizzate e ingessate come la attuale rete civica) che possano supportare la creazione di reti, mappature collaborative (dove anche i cittadini possono segnalare spazi) per favorire l’incontro tra domanda e offerta di spazi dismessi potenzialmente disponibili e gruppi di cittadini / associazioni / collettivi disposti a prendersene cura come bene comune. sul nostro lavoro, contatta il nostro team oggi stesso.

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3.Quale economia nei/per i beni comuni?

I Beni Comuni fanno riferimento a modalità di associazione umana organizzata radicalmente diverse dalle quelle attuali. Ne deriva una critica, non solo teorica, dei paradigmi dominanti: del Mercato come specifica modalità storica di scambio (non solo economico) e della Moneta monopolistica come strumento esclusivo di tale scambio. L’elaborazione/sperimentazione internazionale di nuove soluzioni ha ormai al suo attivo una storia pluridecennale ed è caratterizzata da un’ampia tipologia di proposte che utilizzano monete complementari o l’unità di tempo, investono vari settori chiave di produzione, servizi e cura/riproduzione, si ibridano o meno con il circuito ufficiale (economia solidale, sociale, circolare, monete complementari, buoni locali circolari, circuiti di mutua autogestione finanziaria, microcredito, banche del tempo, crowdfunding, cooperative di comunità, piattaforme cooperative, ecc.). Alla luce di queste esperienze, emergono alcuni nodi che tratteremo nei tavoli: circuiti e modalità di scambio economico fuori dal mercato, forme del lavoro (retribuito/volontario), sponsorizzazioni, fondo comune solidale, forme perequative e mutualistiche, attività commerciali / attività non profit, cosa deve essere di pertinenza dell'istituzione, a quali condizioni è possibile la gestione di un Bene Comune temporaneo etc

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4. Organo garanzia e monitoraggio

La riduzione di risorse economiche disponibili verso i cittadini, la diffusione di forme di autorganizzazione sociale e di comportamenti collaborativi ha dato impulso alla sussidiarietà orizzontale dei cittadini, provocando un salto di qualità da parte delle competenze presenti nel mondo del volontariato, della cittadinanza attiva, associandosi su progetti mirati al consolidamento di pratiche comunitarie. Un organo di garanzia e monitoraggio come centro propulsore di metodo e verifica delle migliori pratiche nella gestione dei Beni Comuni, può svolgere la funzione di “intellettuale collettivo” in quanto luogo di sintesi delle problematiche relative alla questione della gestione economica, delle regole d’uso degli spazi pubblici, tenendo fluido e vivo il rapporto con le istituzioni coinvolte. Da configurarsi come “contrappeso” all’organizzazione istituzionale, organo di composizione mista (amministrazione pubblica, università e centri di ricerca, fondazioni, associazioni, ecc.) che riunisca competenze di settori diversi (Albo delle associazioni), interessate e disponibili ad investire tempo e risorse umane nel campo della gestione dei Beni Comuni.

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5. Principi per sperimentare nuove forme di affidamento in gestione di beni comuni

Imparare a riconoscere il valore sociale delle esperienze al di là della valorizzazione economica come unico criterio utilizzato dalle amministrazioni nell’assegnazione di spazi. Criteri: apertura, inclusività, autogestione, esistenza di una comunità, produzione di benessere collettivo, scambio, informazione e trasparenza. Non fare parti uguali tra diseguali, superare la logica dei bandi e della loro apparente oggettività. I bandi non riconoscono le esperienze in atto, non sono accessibili per tutti ma solo per i «professionisti» del settore. Innovare le procedure amministrative (esempi da regolamenti di altre città), ma tenendo ben presente che l’innovazione non nasce solo dai Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni (es. delibere di riconoscimento di usi civici urbani di Napoli, riferimenti ad altri regolamenti e normative che sono trattati in altri punti della piattaforma). Patti aperti anche a soggetti informali.

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6. Regole uso spazio pubblico:

L’utilizzo, la produzione e la gestione dello spazio pubblico stanno attraversando un cambiamento: le regole che lo governano non sono più adatte a rispondere alle esigenze di una pluralità di attori e di comunità di pratiche (usi spontanei e conviviali, usi temporanei, pratiche di autocostruzione, eventi organizzati in forme nuove, aperte e orizzontali). Non si possono considerare allo stesso modo le esigenze di chi occupa suolo pubblico per vendere organizza eventi commerciali con quelle di chi organizza eventi temporanei che non hanno scopo di lucro, hanno una organizzazione orizzontale e aperta, costruiscono rapporti veri col territorio, creano benessere e hanno un valore culturale e sociale (riconosciuto anche dagli abitanti e documentabile). Servono innovazioni normative in diverse direzioni: sperimentare procedure e creare precedenti senza dover ricominciare ogni volta da capo (apprendimento da parte delle istituzioni all’interno dei patti ad esempio), cambiare alcune regole introducendone di nuove (come nel caso di Ferrara), istituire procedure facilitanti ad esempio creando sportelli unici di riferimento o potenziando esperienze come quella dell’How to… avviata dal Network Icchecivahcivole. Le pratiche di progettazione e realizzazione edilizia si stanno rinnovando profondamente e riguardano sia edifici che spazi pubblici (coprogettazione, cantieri di autocostruzione e autorecupero, usi temporanei, tactical urbanism, forniture e sponsorizzazioni da parte di soggetti interessati a sostenere le esperienze di comunità…). Serve un inquadramento normativo generale che completi un quadro in trasformazione.

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7. Beni in alienazione

Decine di immobili di proprietà pubblica sono in vendita e riempiono i cataloghi di Invest in Tuscany o Florence city of opportunities, anche quando i cittadini esprimono la loro opposizione alla vendita di luoghi ritenuti elementi indispensabili per la qualità della vita dei quartieri, per la memoria, per la loro potenzialità di riuso sociale; anche quando le comunità si siano attivate in forme di presidio e custodia, cura attiva e gestione degli stessi come beni comuni. Le esperienze che si raccolgono intorno al Forum credono che l’alienazione, al contrario della tendenza attuale, non può essere il principale strumento per la “valorizzazione” degli immobili inutilizzati, e spesso in stato di abbandono. E' plausibile e legittimo, in situazioni del genere, riconoscere in capo alla comunità di cittadini che si prende cura e/o gestisce l’immobile posto in vendita, un interesse proprio, da far valere/ esercitare/ esprimere secondo determinate modalità? Numerose fonti del diritto confermano questa interpretazione e dovrebbero essere richiamate nello spirito dei regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni.

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Il Forum è un soggetto informale, autocostituito e autogestito, per cui tutti quelli che condividono interessi per questo tema possono partecipare alle riunioni ed entrare in rete con le altre esperienze scrivendo a forum.benicomuni@oltrarno.net e chiedendo di essere aggiunti alla mailing list. Il Forum è a sua volta parte della Rete nazionale beni comuni emergenti e ad uso civico https://www.facebook.com/retebenicomuniemergenti/

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